News - Fissore e la Calcitazione, tencologia e professionalità

Fissore - Macchine agricole e sgomberaneve a Cavallermaggiore
Calcitazione, antica pratica da svolgere con mezzi evoluti.

La distribuzione di calce sui terreni agricoli è una delle pratiche agronomiche più antiche, prende il nome di calcitazione e consente di: correggere l’acidità del terreno, migliorare la struttura del terreno che diviene più facilmente lavorabile, ottimizzare le riserve del suolo, aumentare l’effcienza dei fertilizzanti, favorire la vita microbica e l’attività biologica nel terreno.
Grazie alla calcitazione, la sostanza organica viene trasformata in humus più velocemente. La flora microbica (in particolare quella nitrificante), infatti, e gli azotobatteri sono molto sensibili all’acidità. Purtroppo, numerosi terreni italiani presentano elevata acidità, soprattutto in Lombardia e in Piemonte.
Oltre all’acidità dovuta alla tipologia del terreno, l’eccessivo uso di fertilizzanti chimici, la carenza di sostanza organica e il dilavamento causano acidità del terreno. A tutto questo, occorre aggiungere che solo poche piante preferiscono terreni acidi (ph<7) e, per esempio con un pH di 5,5, gran parte delle colture fatica ad assimilare gli elementi nutritivi.
Ossido o carbonato di calce? L’apporto di calce corrisponde quindi a esigenze agronomiche molto importanti. La calcitazione può essere effettuata con ossido di calcio (CaO), che ha un effetto di correzione molto rapido, oppure con carbonato di calcio (CaCo3), la cui azione è però molto lenta.
Occorre precisare che l’ossido di calcio non è ammesso in agricoltura biologica. Inoltre, è opportuno utilizzare calci contenenti magnesio, perché questo elemento è importantissimo per la funzione clorofilliana e per i processi fisiologici delle piante. È consigliabile eseguire la calcitazione prima dell’aratura, soprattutto se si interviene per la prima volta, così come è più opportuno nelle colture in corso somministrare calci magnesiache, calci dolomitiche oppure del magnital (dolomite purissima e sostanza organica).
Agronomicamente è migliorela calce in polvere rispetto a quella granulare, perché reagisce molto più rapidamente e diffusamente ed è consigliabile frazionare la quantità di calce in più somministrazioni.
Una ancor più moderna tipologia di spandicalce portato, dotato di un’ampia larghezza di spandimento e capacità di lavoro, consta di un telaio portante con robusto castello d’attacco ai tre punti del sollevatore posteriore e di tramoggia trapezoidale metallica che si sviluppa su due piani con la parte superiore rialzata, i cui quattro lati fungono da sponde di contenimento solidali per aumentare la capacità di carico della tramoggia. Tra l’altro, tale layout della tramoggia facilita la discesa del prodotto (calce, calce dolomitica o magnesiaca, magnital oppure concime polverulento anche con scaglie). Inoltre, determina un attacco ravvicinato al trattore, per cui il baricentro dello spandicalce si trova molto vicino al trattore, conferendo una maggiore
stabilità al cantiere di lavoro costituito da trattore e spandicalce.
Ciò garantisce maggiore sicurezza ed è molto apprezzabile, oltre che in lavoro, anche nei trasferimenti sia su strada che da un fondo all’altro. In prossimità del fondo della tramoggia, costruito con acciaio inox, scorre una doppia coclea anch’essa in acciaio inox e che funge da agitatore - trasportatore della calce verso le due coclee esterne che scorrono all’interno di due bracci laterali alla tramoggia.
I bracci laterali sono costruiti in acciaio inox e presentano nella parte inferiore delle luci di uscita della calce. Tali bracci sono collocati in posizione di lavoro e, successivamente, alzati per consentire i trasferimenti su strada da due cilindri idraulici alimentati dal circuito del trattore. Così come sono alimentati sia i motori idraulici che presiedono alla movimentazione delle coclee sia le ghigliottine di regolazione dell’apertura e della chiusura delle luci di uscita della calce.
Per evitare che i bracci abbiano eccessive oscillazioni in profondità, due cavi d’acciaio hanno il compito di limitare tale escursione che potrebbe inficiare l’omogeneità della distribuzione, nonché causare gravi danni ai bracci e alle coclee. I motori idraulici che presiedono alla movimentazione delle coclee sono gestiti da un regolatore di flusso che va ad agire sull’aumento/diminuzione del regime di rotazione delle coclee.
Il sistema di distribuzione a coclee, grazie ai bracci laterali, consente una larghezza di spandimento di ben 8 metri. Tipicamente la capacità della tramoggia di questa tipologia di spandicalce è di 2.000 litri, aumentabile a 2.500 litri grazie a un kit opzionale.

Art. di Pier Luigi Scevola per "Il Contoterzista"
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