Language:

Area rivenditori

novità "intorno" ad EIMA International

Le novità di EIMA International, la grande kermesse della meccanica agricola che si tiene a Bologna dal 9 al 13 novembre, sono tante e si trovano sia all’interno che all’esterno del quartiere fieristico. Ai contenuti tecnici della manifestazione – che vede il più alto numero di brevetti, prototipi e novità in anteprima mai registrato nella storia della rassegna, e che raggiunge il numero di 1.900 industrie espositrici da 50 Paesi con visitatori attesi da 140 Paesi – corrisponde anche un assetto logistico completamente riprogettato. La viabilità all’esterno della Fiera – che nell’edizione 2014 ha rappresentato un elemento critico a causa degli intasamenti provocati dal flusso dei visitatori in arrivo – è stata ridisegnata in base alle esigenze specifiche della rassegna, con la definizione di percorsi alternativi rispetto all’uscita “Fiera” della Tangenziale sulla quale si addensa solitamente il traffico. Grazie all’istituzione di una “cabina di regia”, alla quale partecipano gli uffici competenti del Comune di Bologna, le forze di Polizia, la Società Autostrade, l’Ente fieristico e FederUnacoma (la Federazione dei costruttori organizzatrice della manifestazione), il traffico verrà monitorato in tempo reale e il flusso delle macchine verrà convogliato verso le uscite autostradali e della Tangenziale più libere. Per le macchine provenienti dall’Autostrada A14 – ad esempio – il percorso consigliato prevede l’uscita a San Lazzaro, e quindi, dalla Tangenziale, l’uscita 10 seguendo poi le indicazioni per Parcheggio Multipiano Michelino; per gli automezzi provenienti dall’Autostrada A13 l’uscita sarà quella di Arcoveggio, e poi dalla Tangenziale l’uscita 7 bis da cui proseguire per i parcheggi P6 e P8; per gli automezzi provenienti dall’Autostrada A1 il percorso prevede l’uscita a Borgo Panigale-Casalecchio, Tangenziale uscita 6 e quindi tragitto indicato per parcheggi P6 e P8. Dai parcheggi il quartiere fieristico è raggiungibile tramite comode navette, mentre collegamenti ad hoc sono previsti dalla stazione di Bologna Centrale, dall’Aeroporto e dai punti nevralgici della città. Maggiore razionalità e fluidità anche per quanto riguarda le operazioni di carico e scarico merci, che interessano direttamente le industrie espositrici e le società di trasporti. Per la prima volta è stata istituita un’area “Terminal”, che ricalca gli standard organizzativi dei principali eventi espositivi europei, e che dovrebbe garantire maggiore razionalità e minori tempi di attesa, scongiurando quegli intasamenti che in una manifestazione delle dimensioni di EIMA, e con la particolare voluminosità dei prodotti trasportati, sarebbero altrimenti inevitabili. Prima della partenza, l’autotrasportatore deve pre-registrarsi in un’apposita area del sito www.eima.it, ed acquisire un tagliando con un codice che lo abilita alla consegna dei materiali in Fiera nei giorni di allestimento e disallestimento. Giunto nell’area Terminal – dove è comunque attivo uno sportello di assistenza per ogni necessità - il trasportatore viene ammesso all’interno dell’area fieristica avendo a disposizione un arco di tempo, per lo scarico dei materiali,  differenziato in base al tipo di automezzo. Per far conoscere i nuovi criteri di viabilità e la logistica di EIMA 2016 sono state predisposte - sul sito ufficiale della manifestazione www.eima.it e sul sito di BolognaFiere - note informative e mappe esplicative, e sono state realizzate animazioni video, che presentano in modo lineare e accattivante le procedure e i percorsi ottimali per l’accesso in Fiera; mentre aggiornamenti sul traffico verranno forniti in tempo reale anche mediante la rete dei pannelli informativi della Società Autostrade.

I vantaggi della semina diretta

«L'impegno per la produzione di un grano di qualità ha un impatto diretto sulla dieta mediterranea che l'Unesco ha riconosciuto come uno dei patrimoni culturali immateriali dell'umanità. L'importanza della Semina Diretta si inserisce quindi in un contesto globale». Così il segretario generale della Commissione nazionale per l'Unesco, Enrico Vicenti, ha salutato il primo GraNotill Day, convegno nazionale su semina diretta e coltivazione del grano duro patrocinato dal ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali (lunedì nella sala dell'Istituto di S. Maria in Aquiro del Senato della Repubblica). 


Un evento organizzato da Semina Diretta 2.0, associazione impegnata nella tutela dell'ambiente attraverso la promozione della coltivazione cerealicola senza aratura. Poco praticata in Italia, la semina diretta è una tecnica di agricoltura conservativa che consiste nel non lavorare il terreno, preservando così la sostanza organica e l'ecosistema presente negli strati superficiali del suolo e riducendo sensibilmente le emissioni di CO2. Tutti benefici acclarati, tanto che nel mondo sono circa 130 milioni gli ettari coltivati con questa tecnica: più o meno il 9% della superficie agricola utilizzata. 


«Queste superfici sono però concentrate prevalentemente nel continente americano – spiega il professor Dario Giambalvo, docente di scienze agrarie all'Università di Palermo e membro del comitato scientifico di Semina Diretta 2.0 – . In Europa la diffusione è contenuta e in Italia rappresenta meno dell'1% del suolo coltivato». Come mai? «Mentalità, tradizione o spesso pregiudizi. Ma anche mancanza di politiche che ne promuovano la diffusione e la frammentazione delle aziende che la praticano. La semina diretta richiede meno lavoro e da risultati equivalenti al alvorato, tuttavia è necessario applicarla correttamente». 


Dello stesso avviso il professor Rodolfo Santilocchi, docente di Agronomia all'Università Politecnica delle Marche, anche lui membro del comitato di Semina diretta 2.0. Santilocchi ha impostato una prova di non lavorazione nel '93, la prima in Italia, favorendo la diffusione della pratica nella sua regione: «Nelle marche ci sono ora circa 200 seminatrici, gli agricoltori risparmiano dai 250 a 350 euro a ettaro e, in media, 100 kg di gasolio, impiegando meno acciaio e meno gomma». Ma i vantaggi economici, anche sommati agli evidenti benefici per l'ambiente, non sembrano essere sufficienti per una più ampia diffusione di questa pratica agricola. In buona parte questo è dovuto «alla carenza di informazioni e alla difficoltà di accesso alle stesse – ha spiegato il professor Francesco Zecca dell'Università la Sapienza di Roma –. C'è poi la frammentazione legislativa dovuta alla mancanza di un coordinamento nazionale della semina diretta». 


Sulla stessa lunghezza d'onda Patrizia Marcellini, coordinatrice del settore Grandi Colture dell'alleanza delle Cooperative Agroalimentari: «L'Italia non può avere venti agricolture diverse. I contributi devono essere armonizzati secondo linee generali e nazionali». Senza contare che la tecnica, pur essendo «un valido aiuto per l'azienda agricola, non basterà a risolvere i problemi se però non si interviene anche sulla filiera», come fatto presente dal dott. Pierdomenico Ceccaroni, della federazione nazionale cereali alimentari di Confagricoltura. Condizioni queste che non possono essere superate semplicemente con incentivi statali: «Lo sviluppo della semina diretta, al di là di finanziamenti pubblici che dovranno tener conto dei punti deboli della catena, passa attraverso due concetti – spiega Luca Bianchi, capo del Dipartimento delle politiche per la qualità agroalimentare del ministero delle Politiche agricole – una certificazione della tecnica in azienda e un'accettazione dei suoi vantaggi presso il consumatore. Crediamo comunque nei benefici che la tecnica può offrire ad agricoltura ed ambiente, può essere una grossa opportunità».

Fonte: Avvenire.it

EIMA 2016

EIMA International è l’Esposizione Internazionale di Macchine per l’Agricoltura e il Giardinaggio, rassegna a cadenza biennale promossa dal 1969 da FederUnacoma (Federazione Nazionale Costruttori Macchine per l’Agricoltura) ed organizzata dalla sua società di servizi FederUnacoma surl, in collaborazione con BolognaFiere.

Alla Rassegna, organizzata in 14 settori merceologici e articolata anche nei saloni specializzati di EIMA ComponentiEIMA GreenEIMA Energy ed EIMA M.i.A., partecipano direttamente industrie costruttrici di ogni continente, presentando le tecnologie di avanguardia del comparto a livello mondiale. 

La razionale organizzazione merceologica dell’esposizione consente ad un enorme platea di visitatori professionali - ai quali vengono riservati i primi due giorni di svolgimento dell’esposizione - e amatoriali di focalizzare subito i settori d’interesse e di organizzare così al meglio la loro visita. A EIMA prendono parte missioni di operatori economici provenienti da 60 paesi.

EIMA si svolge nel quartiere fieristico di Bologna su una superficie complessiva di 375.000 mq (140.000 mq la superficie espositiva netta), e in ogni edizione ospita circa 1900 espositori provenienti da 40 paesi che espongono oltre 50.000 modelli di mezzi, macchine e attrezzature per ogni tipo di lavorazione agricola o “verde” e per ogni modello di impresa.

 

Vi aspettiamo!

Deflazione in agricoltura: -9% dei prezzi

La ripresa dell’industria non arriva nei campi dove si registra una profonda deflazione con quotazioni in calo del 9% a settembre rispetto allo stesso periodo della scorso anno. E’ quanto emerge da una analisi di Coldiretti relativa ai dati Istat della produzione industriale sulla base delle rilevazione dei prezzi agricoli dell’Ismea. Sebbene i positivi risultati della produzione industriale, i prezzi dei prodotti agricoli mostrano cali che vanno dal 28% per l’olio extra vergine d’oliva al 19% per i cereali fino al 9% per latte e formaggi molli, semiduri e fusi.

E’ dunque necessario che la ripresa industriale produca i suoi effetti anche sulle imprese agricole dove la deflazione ha effetti devastanti con quotazioni al di sotto dei costi di produzione in numerosi settori, dal grano al latte, che subiscono la pressione delle distorsioni di filiera e dal flusso delle importazioni selvagge. “Queste ultime, sottolinea Maria Letizia Gardoni Presidente nazionale dei giovani agricoltori di Coldiretti, fanno molto male al nostro comparto produttivo, dove tanti giovani stanno investendo, in quanto si basano su pratiche concorrenziali sleali che spacciano come Made in Italy prodotti che non hanno niente a che vedere con il nostro Paese. Tutto ciò è reso possibile dalla mancanza di indicazione chiara sull’origine in etichetta, un vuoto normativo da anni denunciato dalla nostra Associazione che permette di sostituire l’origine delle materie prime con quella doganale del prodotto finito, traendo così in inganno il consumatore”.

Con la deflazione a rischio – dichiara Coldiretti – c’è il futuro di prodotti simbolo del Made in Italy, ma anche un sistema produttivo sostenibile che – conclude Coldiretti – garantisce reddito e lavoro a centinaia di migliaia di famiglie e difende il territorio nazionale dal degrado e dalla desertificazione.

 

Fonte: Coldiretti

Consultazione pubblica linee guida per Agricoltura di Precisione

Aumentare la sostenibilità del modello agricolo italiano attraverso l'innovazione. È una delle sfide più importanti dei prossimi 5 anni, per consentire all'Italia di avere produzioni agricole di qualità e mantenere il primato di biodiversità che ci contraddistingue.

In questo contesto l'agricoltura di precisione svolge un ruolo di primo piano per ottimizzare i rendimenti produttivi e abbattere l'impatto ambientale. Si tratta di un settore che ha un potenziale di crescita molto importante, soprattutto nel nostro Paese. Nell'ultimo anno, partendo dall'esperienza e dai confronti di Expo Milano 2015, abbiamo analizzato la diffusione delle tecnologie di precisione nel nostro Paese.

Ad oggi circa l'1% della superficie agricola coltivata in Italia vede l'impiego di mezzi e tecnologie di agricoltura di precisione. Il nostro obiettivo è arrivare al 10% entro il 2021, con lo sviluppo di applicazioni sempre più adatte alle produzioni agricole nazionali. Per farlo è necessario costruire un piano di azioni coordinato di cui queste "Linee guida" sono la premessa fondamentale.

In questo lavoro, infatti, vengono individuate le tecnologie disponibili e il loro migliore utilizzo in base alle nostre colture prevalenti, proprio per dare agli agricoltori un indirizzo su quali applicazioni, già disponibili, sono le più efficaci a rispondere alle necessità produttive. 
Non solo, si tracciano anche gli strumenti nazionali e regionali per il finanziamento di queste pratiche innovative. In particolare l'inserimento dell'Agricoltura di precisione nel disciplinare nazionale della Produzione integrata e un quadro chiaro dei Programmi di sviluppo rurale regionali interessati. 

Un documento al quale si può contribuire concretamente attraverso una consultazione pubblica di 60 giorni, al termine dei quali le "Linee guida" saranno rese definitive e dalle quali partirà il piano di lavoro per rendere l'Italia leader dell'agricoltura di precisione in Europa.

Tutti possono partecipare inviando una mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

XV forum internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione

Venerdì 14 alle ore 9,00 e sabato 15 ottobre 2016 (con termine alle ore 13,30 circa), a Villa d’Este di Cernobbio sul Lago di Como si tiene la quindicesima edizione del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, organizzato dalla Coldiretti con la collaborazione di The European House - Ambrosetti. Il Forum è l'appuntamento annuale per l’agroalimentare che riunisce i maggiori esperti, opinionisti, ed esponenti del mondo accademico nonché rappresentanti istituzionali, responsabili delle forze sociali, economiche, sindacali e politiche nazionali ed estere, che intervengono sui temi correlati dell’ambiente, della sicurezza alimentare e dell’economia. 

A 50 giorni dal drammatico sisma, l’edizione di quest’anno si apre alle ore 9,00 di venerdì 14 ottobre nell’esclusivo parco di Villa d’Este con il primo mercato degli agricoltori terremotati con le loro storie che porteranno le specialità salvate dal sisma per farle conoscere e dare l’opportunità di sostenere con la spesa direttamente e concretamente la sopravvivenza economica di quei territori. Sarà divulgata la prima indagine sulle diverse forme di solidarietà espressa dagli italiani in questa drammatica occasione. Alle ore 10,00 ci sarà la presentazione dell’indagine completa Coldiretti/Ixe’ sui “Cambiamenti delle abitudini alimentari degli italiani” da parte del presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo e del Presidente di Ixe’ Roberto Weber e, a seguire, alle 11,30 spazio dedicato a “La finanza incontra il cibo” e focus sulle speculazioni internazionali che passano con facilità dalle azioni alle valute, dai metalli preziosi fino al cibo, ma anche ai rischi della delocalizzazione con l’allestimento del primo “scaffale dei marchi italiani storici passati in mani straniere”.
Nel pomeriggio di venerdì alle 15,00, approfondimento sul difficile rapporto tra Italia ed Unione Europea con rappresentanti delle Istituzioni a livello locale, regionale, nazionale ed europeo con l’indagine sull’ atteggiamento degli italiani nei confronti dell’Unione Europea e le ultime sorprendenti novità in una specifica esposizione “Le mani dell’Europa nel piatto” Verrà poi affrontato il tema della illegalità come freno allo sviluppo del Paese in un settore particolarmente sensibile. 
Sabato 15 ottobre dalle ore 9,30 focus sul Made in Italy a tavola con innovazioni e mode alimentari che hanno portato nuovi cibi nel piatto degli italiani come emerge dall’analisi del Censis che sarà accompagnata dalla prima classifica dei cibi più pericolosi che saranno oggetto di una specifica esposizione con dettagliata analisi.  Un dibattito sulle riforme nel Paese chiude, nella seconda parte della mattinata, il Forum. Sarà divulgata la prima analisi sugli effetti della Brexit sul commercio dei prodotti Made in Italy.
 
Fonte: Coldiretti 

Quaranta milioni di euro per mantenere il primato dell'agricoltura biologica siciliana

“Pubblicata la graduatoria definitiva del bando ‘biologico 2015’. Circa 5000 i beneficiari di 40 milioni di euro di contributi per la conversione e il mantenimento delle coltivazioni biologiche, su una dotazione complessiva di 220 milioni nella nuova programmazione. Una risposta tanto attesa dalle aziende siciliane che hanno scommesso su qualità e sostenibilità”. Lo dice in una nota l’assessore regionale all’Agricoltura Antonello Cracolici
“Si avvia a conclusione l’iter di finanziamento della prima misura a forte impatto economico del nuovo PSR. La Sicilia è la terra più biologica d’Europa. Entro la fine della nuova programmazione l’isola supererà i 300 mila ettari di produzione biologica, confermandosi come regione più pulita al mondo nei sistemi di produzione agricola. La scommessa rimane quella di valorizzare questo primato in termini di capacità di commercializzazione di prodotto biologico. Entro l’anno saranno erogati i contributi per tutti coloro che hanno partecipato alla programmazione del nuovo Psr per le misure a superficie: 40 milioni per il biologico e circa 24 milioni per l’indennità compensativa 2015, quest’ultima misura interessa 13000 aziende siciliane, prevalentemente zootecniche. Infine entro metà dicembre contiamo pure di dare una soluzione al blocco dell’erogazione del contributo sul biologico del bando 2013. Blocco che si è determinato nel corso del 2015 e che ha interessato oltre 5000 aziende”.

 

ALTRI FONDI. Entro fine ottobre pronti anche 23 milioni per le cosiddette indennità compensative e un bando da 200 milioni per l’ammodernamento tecnologico delle imprese agricole. È una pioggia di finanziamenti, quella che sta arrivando sul settore dell’agricoltura grazie ai primi fondi europei del periodo 2014-2020. I finanziamenti sono destinati ad almeno 18 mila aziende.

LEGUMI.  Cece nero, fava larga, fagiolo badda, lenticchia. Sono alcune delle specialità siciliane di legumi che collocano l’isola ai primi posti per la qualità e quantità in Italia.
Lo rileva Coldiretti Sicilia nel commentare positivamente l’andamento regionale del 2016 proclamato dall’Onu, anno internazionale dei legumi che ha visto anche il successo di prodotti tipici come il macco addirittura confezionato e regalato come bomboniera.

“Negli ultimi anni – continua Coldiretti Sicilia commentando i dati Istat – è di nuovo cresciuta la produzione di ceci passando da 877 ettari del 2013 a 920 dell’anno scorso con una raccolto stimato in oltre 16 mila quintali”.

Fonte:http://ilmattinodisicilia.it

Export di susine e kiwi, evitato il blocco verso il Canada

Grazie a un confronto tecnico fra il ministero delle Politiche agricole e il Governo canadese, è stato evitato il blocco delle esportazioni di kiwi e susineitaliane sul mercato del Paese nordamericano per cause fitosanitarie. Per la campagna 2016-2017, infatti, le autorità canadesi hanno comunicato che non saranno applicati i nuovi requisiti all’importazione.

Per quanto riguarda le spedizioni di susine, sono state accolte le proposte delGoverno italiano e, a fronte di un aumento dei controlli sulle partite esportate, sarà possibile continuare lo scambio commerciale. Kiwi e susine seguono quindi la precedente riapertura del mercato canadese per l’uva da tavola made in Italy.

© AgroNotizie

Cibo Made in Italy "must" per gli stranieri

A fronte di una produzione nazionale che vanta oltre 5.847 tra cibi tradizionali e denominazioni di origine, l'Italia porta sulle tavole dei consumatori internazionali non più di 200 "veri" prodotti del Made in Italy. La "reputation" del nostro agroalimentare è buona, per la stragrande maggioranza degli stranieri "un must", ma la cifra mossa dall'export è di quasi 37 miliardi di euro rispetto a un potenziale di almeno 70 miliardi. In sostanza, un paniere molto limitato di prodotti copre oltre il 90% del fatturato complessivo, che per 24 miliardi di euro è generato addirittura da scambi con le sole nazioni di Germania, Francia e Regno Unito. Numeri che fanno riflettere e che sono stati messi al centro del dibattito nell'importante iniziativa che la Cia-Agricoltori Italiani ha promosso oggi a Roma presso l'Associazione Stampa Estera. Un incontro con giornalisti e stakeholder di settore, incentrato sull'analisi dei mercati internazionali per l'agroalimentare italiano e sui progetti che la stessa Cia sta realizzando per promuovere le eccellenze delle aziende agricole nostrane su nuovi mercati stranieri. Un piano di internazionalizzazione portato avanti in partnership con Ice, Gambero Rosso International, Centro Studi Anticontraffazione e Studio Valdani e Vicari.

L'Italia, si è detto in conferenza, produce ad esempio ben 523 vini a denominazione d'origine, ma i consumatori mondiali possono "conoscerne" meno di una dozzina: questo perché gli altri non sono facilmente reperibili sui loro mercati. Quindi, mentre i consumatori internazionali trovano l'Aceto balsamico di Modena, il Grana Padano e il Parmigiano Reggiano, i Prosciutti di Parma e San Daniele, il Pecorino romano e il Gorgonzola, ignorano -solo per citarne alcuni- il Caciocavallo Silano, il Fagiolo di Sarconi o il Riso vialone nano del Veronese. Da questo quadro si deduce come il potenziale inespresso dall'agroalimentare italiano sia enorme.

Recenti studi e analisi, su come "vengono percepite" le produzioni italiane all'estero, dicono che ben 4 consumatori stranieri su 10 giudicano la qualità dei nostri cibi superiore rispetto a quella localeil 43% degli statunitensi chiede più Made in Italy nei supermercati e ben il 74% dichiara di essere disposto a riconoscere un prezzo maggiorato sui prodotti, a patto che siano 100% italiani. La domanda è forte, ancora di più se si considerano quei Paesi praticamente vergini negli scambi con l'Italia o le realtà emergenti come l'Asia.

Eppure i conti sembrano non tornare. A puntare il dito sulla mancanza di una strategia italiana di lungo respiro sulle politiche agroalimentari connesse all'export, è il presidente nazionale della Cia, Dino Scanavino"Ho il timore che, a forza di parlare solo di ‘km zero', stiamo relegando le nostre produzioni di eccellenza alla vendita nei mercatini rionali, che complessivamente generano un fatturato inferiore al miliardo e mezzo di euro -ha dichiarato nel corso dell'iniziativa alla Stampa Estera-. Questa strategia ‘limitata' blocca, invece, un potenziale da almeno 70 miliardi di euro in export".

Finora, è emerso dalla conferenza della Cia, l'Italia non ha mai messo in campo (o lo ha fatto poco e in maniera disorganica) una strategia funzionale per aggredire i mercati stranieri, organizzando e accompagnando le imprese agroalimentari in questo processo. E anche da qui origina il fenomeno dell'Italian sounding e dei "falsi Made in Italy", che ha trovato campo libero sui mercati internazionali, venendo a mancare di fatto il presidio dei prodotti "veri". E tradotto in cifre il business del "tarocco", va ricordato, muove 60 miliardi di euro ogni anno. Un fatturato totalmente scippato a chi ha costruito nei secoli sul campo, attraverso qualità e sapienza, l'immagine vincente del cibo italiano nel mondo: agricoltori e artigiani.

 

Fontw: http://www.cia.it/news

Contattaci

  • Str. Statale Fraz. Foresto, 65

    12030 CAVALLERMAGGIORE (CN)

  • Tel. +39 0172 742108

    Fax +39 0172 742333

  • Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

  •  

Perché scegliere noi

Partnership

associato A.R.PRO.M.A.